Erano strade bianche e nel mare nuotavano le tartarughe.

Un fine settimana dei primi anni ’60 mi recai con dei colleghi a Caorle in visita ad ex pazienti che avevamo avuto ricoverati da noi e per acquistare del pesce da portare a casa per la cena. Da Treviso ci voleva più di un’ ora di strada per raggiungere Caorle costeggiando vari canali delle valli e c’erano pochissime macchine, credo che da San Donà fino a Caorle ne abbiamo incrociata forse una o due.
Prima di entrare a Caorle vi era un cartellone che pubblicizzava la costruzione di nuovo complesso turistico, lo abbiamo guardato quasi senza farci caso, poi a Caorle qualcuno del posto ci ha chiesto se era quello il motivo della nostra visita. Allora ci siamo incuriositi e decidiamo di andare a vedere cosa stavano costruendo.

Sono uscito dalla roulotte avendo già concluso un accordo verbale per l’acquisto di due appartamenti, a cui poi al momento di versare la prima caparra si aggiungerà anche una villetta a Duna Verde. Molti non vedevano bene questo tipo di investimento, alcuni tra colleghi e conoscenti mi hanno riservato critiche, altri invece hanno deciso anche loro di fare un investimento come me e non se ne sono pentiti. Pochi anni dopo, vendendo la villetta di Duna Verde, ho ripagato non solo l’ investimento iniziale ma anche ho avuto la possibilità di comperare una casa nuova a Treviso.

I collegamenti con Caorle non quelli di oggi, non c’era il ponte sul Livenza e abbiamo quindi fatto un giro lungo attraversando il ponte girevole a Brian. Vediamo i cartelloni che indicavano la zona dei lavori, li seguiamo ed entriamo nella zona del cantiere. Le strade erano solo battute con la ghiaia e si vendevano i paletti conficcati nel terreno ad indicare dove si sarebbe costruito un condominio o una casa. Si vedeva la darsena già completata, alcuni edifici già in avanzato stato di costruzione, macchinari per scavo e furgoni. A lato di una strada c’era una roulotte con un cartello: VENDITE, abbiamo parcheggiato l’auto davanti e, siccome non c’era nessuno presente, siamo andati a fare un giro a piedi. Poco lontano c’erano piccole dune di sabbia ricoperte da arbusti e dietro la spiaggia. Caspita, abbiamo pensato, stanno costruendo praticamente in riva al mare e ci siamo incamminati per alcuni metri verso il bagnasciuga. Tornati alla macchina, notiamo una persona che camminava verso la roulotte. “Buongiorno!” gli dissi, “è lei che vende?”. “Buongiorno, si sono io l’incaricato. Se volete vedere seguitemi che ho un opuscolo”. Dentro la roulotte aveva i disegni e i progetti di quelli che sarebbero diventati i condomini fronte mare, i progetti dei negozi e delle villette e ci ha illustrato lo stato dei lavori.

I collegamenti con Caorle non quelli di oggi, non c’era il ponte sul Livenza e abbiamo quindi fatto un giro lungo attraversando il ponte girevole a Brian. Vediamo i cartelloni che indicavano la zona dei lavori, li seguiamo ed entriamo nella zona del cantiere. Le strade erano solo battute con la ghiaia e si vendevano i paletti conficcati nel terreno ad indicare dove si sarebbe costruito un condominio o una casa. Si vedeva la darsena già completata, alcuni edifici già in avanzato stato di costruzione, macchinari per scavo e furgoni. A lato di una strada c’era una roulotte con un cartello: VENDITE, abbiamo parcheggiato l’auto davanti e, siccome non c’era nessuno presente, siamo andati a fare un giro a piedi. Poco lontano c’erano piccole dune di sabbia ricoperte da arbusti e dietro la spiaggia.

Porto Santa Margherita inizio anni 60
Porto Santa Margherita inizio anni 60

Caspita, abbiamo pensato, stanno costruendo praticamente in riva al mare e ci siamo incamminati per alcuni metri verso il bagnasciuga. Tornati alla macchina, notiamo una persona che camminava verso la roulotte. “Buongiorno!” gli dissi, “è lei che vende?”. “Buongiorno, si sono io l’incaricato. Se volete vedere seguitemi che ho un opuscolo”. Dentro la roulotte aveva i disegni e i progetti di quelli che sarebbero diventati i condomini fronte mare, i progetti dei negozi e delle villette e ci ha illustrato lo stato dei lavori.

Già dai primi anni la villeggiatura era da subito molto piacevole. L’appartamento ci è stato consegnato perfettamente funzionante e rifinito arredato con materiali di pregio, sono stati migliorati i collegamenti stradali e si raggiungeva Porto Santa Margherita in poco tempo da Treviso, quindi tutto era perfetto per un fine settimana in famiglia. La spiaggia e il mare erano ancora selvaggi, i “pennelli” (moli ndr) costruiti per contenere la spiaggia non avevano scogli, alcuni pescatori arrivavano fino a riva con la barca e la legavano in punta al molo per poi raccogliere cozze o pescare. Data la mancanza ancora di una gran folla di bagnanti non di rado entrando in acqua si calpestava una sogliola o altro pesce nascosto sotto la sabbia. Dopo le grandi mareggiate era un piacere camminare lungo la spiaggia per respirare a pieni polmoni l’aria di male ricca di iodio che giova molto alla salute e oltre alle conchiglie era possibile trovare cocci d’anfora romana, stelle marine o cavallucci di mare che si spiaggiavano e ogni tanto dal molo era possibile vedere nuotare anche tartarughe di mare.

Anfore e pipe dei pescatori

Chiaramente poi con l’arrivo del turismo di massa e con i fondali che si alzavano questo non è stato più possibile, ma la spiaggia e il mare sono per sempre restati un luogo fondamentale per rigenerarmi dallo stress del lavoro e per rimettermi in forma.

Memorie di G.S. ex primario Ca’ Foncello di Treviso