1948 e testimonianze di Caorle e PSM

Due importanti scrittori del XX secolo, curiosamente nello stesso anno il 1948, hanno visitato la laguna e le spiagge di Caorle da cui hanno preso ispirazione per ambientare ciascuno un racconto. Le storie raccontante dai due diversi autori hanno in comune, oltre all’ ambientazione, anche il carattere autobiografico in cui le vere identità degli autori vengono mascherati da altri personaggi. Nei loro romanzi c’è quindi una descrizione diretta di come si presentava Caorle, la sua laguna e anche la spiaggia di Porto Santa Margherita alla fine degli anni ’40

Il primo autore che parla della laguna di Caorle è il famoso Ernest Hemingway che si ispira ai luoghi paludosi della foce del Livenza come ambientazione del suo romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi” .

Hemingway al lavoro - Creative Commons License
Hemingway al lavoro – Creative Commons License

Nel 1948 Hemingway è in viaggio con la moglie verso la Francia ma causa di un imprevisto sono costretti a una deviazione in Italia da dove lo scrittore mancava dalla fine della grande guerra. Approfittano di questa occasione per poter visitare i luoghi in cui da giovane prestò servizio come volontario della croce rossa lungo la linea del Piave. Saranno ospiti nella tenuta di caccia a San Gaetano di Caorle di proprietà del barone Raimondo Nanuk Franchetti con cui Hemingway condivideva la passione dei viaggi e per la caccia, così da quel momento e per quasi un decennioi, lo scrittore americano visitò spesso la tenuta del barone, per battute di caccia all’anatra in Valle Vecchia.

A Caorle si vociferava che Hemingway non avesse una gran mira con il fucile e che il suo passatempo preferito era recarsi in vari locali con amici per lunghe discussioni e grandi bevute. Durante la prima visita a Caorle nel 1948, in un’uscita in Valle Vecchia, conobbe la giovane Adriana Ivancich, nobile veneziana di origine Dalmata. Nonostante la differenza d’età (Hemigway aveva aveva 48 anni anni, mentre la Ivancich era appena diciottenne) tra i due nacque subito una relazione clandestina che continuò anche quando Hemingway si spostò a Cortina per passare l’inverno. Durante il soggiorno a Cortina la moglie di Hemngway si ruppe una caviglia e fù costretta a un lungo periodo di convalescenza. Annoiato per non potersi muovere e ispirato dall’ incontro con la bella Adriana e dalle emozioni provate nel rivivere i luoghi in cui da giovane è stato impegnato in guerra, Hemingway comincia ad abbozzare la trama del racconto che sarà il suo primo romanzo dopo un silenzio letterario durato più di dieci anni.
Ernest e Adriana continuarono una fitta corrispondenza e lui un anno dopo le fece visita a Venezia quindi nel 1950 lei lo raggiunse a Cuba per trascorrere insieme la primavera.


Il romanzo scritto da Hemingway racconta di un colonnello americano in servizio a Trieste nel periodo dopo il 1946 quando la città era sotto la giurisdizione statunitense, il quale decide di andare a visitare i luoghi dove aveva combattuto da giovane nella prima guerra mondiale. Durante la visita nel veneziano il colonnello incontra una giovane ragazza locale con cui inizia un’intensa storia d’amore, in cui il protagonista cerca di ritrovare la gioventù persa tra le braccia della giovane amate nei luoghi perduti della memoria.

Il libro esce nel settembre del 1950 e, per espressa volontà di Hemingway, non si sarebbe potuto tradurre in altre lingue se non dopo la morte dell’ autore così l’edizione in italiano uscì solo nel 1965. Nonostante le vicende della sua vita privata e quelle raccontate nel romanzo fossero pressoché identiche, Hemingway negò più volte la relazione con Adriana Ivancich anche se lei, addirittura, fu l’autrice del disegno in copertina della prima edizione di “Di là dal fiume e tra gli alberi” del 1950. Molte persone del romanzo poi, possono essere tranquillamente associate alla gente del posto, primo fra tutti il barone Franchetti che li fece incontrare e li ospitava nella sua tenuta di San Gaetano.

Anni dopo però in un libro autobiografico dal titolo “La torre bianca” la stessa Adriana Ivancich, rende pubbliche alcune delle lettere tra lei e Hemingway, oltre ad altri dettagli della sua vita privata, confessando di essere lei il personaggio della giovane amante del colonnello descritto nel libro.
Nel gennaio 2021 sono iniziate a Venezia le riprese di un film ispirato al romanzo di Hemingway.

Pier Paolo Pasolini – Creative Common License

L’altro autore che, sempre nel 1948, si trova a Caorle è Pier Paolo Pasolini all’epoca ventiseienne insegnante nella sua Casarsa del Friuli. Pasolini già all’epoca, non nascondeva la sua omosessualità, cosa che qualche anno dopo gli causò seri problemi con un processo legale e conseguente allontanamento da Casarsa a Roma dove Pasolini si affermò. In quel periodo comincia a scrivere dei racconti in cui descrive i suoi sentimenti e riflessioni del suo orientamento sessuale.

Varie volte lo scrittore fù sul punto di pubblicare questi racconti, ma poi sempre cambiò idea e quindi restarono inediti fino alla sua morte nel 1975, poi vennero pubblicati con i titoli Atti impuri e Amado mio.

In Amado mio racconta la storia di un giovane che vive nelle zone di Casarsa che, insieme ad alcuni amici, fa una scampagnata partendo dal friuli in bicicletta per raggiungere Caorle e passarvi tutta la giornata. Anche in questo libro la vera identità dell’autore è nascosta ma molti elementi fanno capire che sia stato Pasolini stesso a fare quella gita: lo si intuisce sia perchè ne riporta la data, il 3 settembre 1948, e per le dettagliate descrizioni dei luoghi visitati dalla strade percorse in bicicletta per arrivare a Caorle, ai luoghi del centro e alla spiaggia di Porto Santa Margherita, pochi anni prima che la bonifica della Valle di Altanea la cambiasse per sempre. Nel racconto infatti il gruppo di amici percorre la strada di sassi circondata dalle baracche dei pescatori che dal centro porta a Santa Margherita e, presa in prestito una barca da un pescatore, remano lungo il Livenza per uscire in mare.

Pasolini ci descrive così la vista della spiaggia di Porto Santa Margherita vista dal mare:

Andarono fuori finché la terra fu lontana, e si vide verso destra tutta Caorle, col vecchio campanile rotondo, e i capanni arancione, e il porto deserto; verso sinistra invece si stendeva il litorale selvaggio, disabitato, senza colore. E in mezzo la foce verdissima della Livenza. Andarono verso Occidente, remando a lungo e tenendosi al largo. Ogni tanto si tuffavano, nell’acqua d’oro, in fondo a cui si scorgeva il tappeto di sabbia cosparso di stelle e di granchi, con l’ombra della barca. Dopo una mezzora videro sulla spiaggia un’altra foce: ma così regolare che sembrava più di un canale che d’un corso d’acqua.
(Pier Paolo Pasolini – Amado Mio)

Il canale che i ragazzi vedono sulla spiaggia di Porto Santa Margherita è un luogo che oggi non esiste più in quanto all’inizio degli anni ’50 verrà cancellato dalla bonifica di valle Altanea. Era la bocca da cui la valle veniva alimentata dalle acque del mare e occupava tutta la zona dove oggi abbiamo il Terrazza Mare e le ex piscine, da lì le acque del mare entravano allagando tutta la valle fino a pra’ delle torri e l’argine a Brian. Nel racconto la compagnia di ragazzi entrano nel canale e lasciano la barca nella riva alla loro destra, dove oggi c’è il piazzale Portesin.
Pasolini ci descrive così il luogo:

“Deserto, interminabili distese di canne, ole e fontanai, si spingevano a perdita d’occhio, solcate dalle lame azzurre dei canali.”

Pasolini, oltre alle bellezze naturali che offriva la spiaggia e la Valle Altanea, è testimone anche dei lasciti della seconda guerra mondiale citando più volte vicino ai campi di angurie e lungo il litorale di Caorle si trovano cartelli di pericolo per zone minate oppure la presenza alla foce del Livenza in zona di Porto Santa Margherita di ammassi di blocchi di cemento che i tedeschi avevano usato come barriere difensive per evitare possibili sbarchi degli alleati anglo-americani.

Il secondo conflitto mondiale infatti ha toccato la zona di Caorle, minacciandone la distruzione. Il commando tedesco, dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943, decise di rinforzare le difese lungo le coste dell’ alto Adriatico temendo un possibile attacco degli alleati, come avvenuto in Sicilia o nel Lazio. Il progetto di difesa prevedeva lo sfollamento degli abitanti e l’allagamento delle terre bonificate fino a 10 chilometri dalla costa. I caorlotti sapevano bene che questo avrebbe non solo vanificato i decenni di duro lavoro della bonifica, ma che molto probabilmente l’intero nucleo abitato sarebbe sparito ingoiato dalla laguna e, visti che gli appelli di clemenza alle autorità tedesche venivano ignorati, il 2 gennaio del 1944 la popolazione si riunì in preghiera presso il santuario della Madonna del mare a cui da secoli sono già riconosciuti miracolosi interventi a difesa della città. Inaspettatamente le truppe di occupazione cambiarono idea e rinunciarono al progetto e per voto si decise quindi il totale restauro del santuario che ancora oggi si può ammirare a Caorle


Nonostante lo scampato pericolo, alla fine della guerra lungo la costa rimanevano le tracce dei sistemi di difensivi e dei campi minati poi bonificati alla fine del conflitto con il territorio appariva trascurato e selvaggio come ce lo ha descritto Pasolini.

Per approfondire l’argomento, vi rimandiamo alle letture dei libri degli autori:
Amado Mio” di Pier Paolo Pasolini e di “Di là dal fiume e tra gli alberi” di Ernest Hemingway

Inoltre, uscito da poco e disponibile su Amazon, Autunno a Venezia. Hemingway e l’ultima musa di Andrea Di Robilant in cui viene raccontata con fantastici dettagli e precisione le avventure di Hemingway a Caorle e la lavorazione al suo romanzo.