Le prime bonifiche venete

Le prime bonifiche venete

Fino a poco più di un secolo fa, Caorle era ancora isolata dalla terraferma e poggiava su piccole isole emerse alla foce del fiume Livenza. 

Dal III sino alla fine del XIII secolo, i territori che la circondavano si presentavano a dir poco inospitali e quasi totalmente inadatti a un qualsiasi insediamento umano. Da dove oggi si trova Jesolo fino alla laguna di Grado era presente una palude, pressoché ininterrotta, che prendeva le acque dai vari fiumi che sfociavano nel mare adriatico, salvo alcune eccezioni, tipo Eraclea, Concordia o Aquileia dove erano possibili insediamenti umani. In queste aree melmose, prevalentemente immerse da acque, vivevano poche migliaia di abitanti dediti alla pesca nelle acque interne o alla coltivazione delle poche terre emerse la cui vita si faceva ancora più dura se si considerano le varie epidemie che si scatenavano a causa della malaria, già diffusa in tutta la palude, a cui a più riprese si aggiungeva anche peste e colera che hanno flagellato l’europa in varie occasioni. Solo nel XX secolo si è riusciti a rendere completamente salubre l’intera area che uno volta era occupata dalle acque.

Già durante il XVI si fecero degli importanti lavori di modifica del territorio per cercare di guadagnare terre da mettere a reddito e regolare il letto dei fiumi che, invece, tendevano a modificare bruscamente il loro corso con il susseguirsi delle alluvioni. I fiumi e i canali rappresentavano all’ epoca una delle più importanti vie di comunicazione tra le città della repubblica, ma allo stesso tempo la troppa acqua che scaricavano nella laguna alimentava anche le paludi. Il corso del Piave venne modificato a più riprese, convogliandolo in canali artificiali fino a Cortellazzo e, poi, al porto “delle donzelle” cioè l’attuale Porto Santa Margherita. Queste opere però non ebbero un felice esito, dopo pochi anni un susseguirsi di piene e mareggiate hanno fatto sì che il fiume creasse un suo nuovo percorso andando a sfociare fino al 1935 nella zona della “laguna del mort” in zona Eraclea Mare. Una grossa piena ha infatti rotto nuovamente gli argini e deviato definitamente la foce a Cortellazzo come la possiamo trovare oggi.

I veri e propri interventi di bonifica sono iniziati solo nel XIX quando le nuove tecnologie derivanti dalla rivoluzione industriale hanno permesso di creare impianti di pompaggio meccanico delle acque dalle valli verso i canali e il mare. In quel periodo si costituiscono i vari consorzi che hanno bonificato le paludi e che ancora oggi mantengono il territorio.

Circa 3000 ettari di palude sono stati comprati alla fine del 1800 dalla famiglia Romiati di Padova e dopo il 1899 a dirigere i lavori di bonifica e gestione dell’ azienda agricola viene messo Giorgio Romiati che aveva appena terminato gli studi di Medicina.